incesto
Un Gioco Proibito


14.04.2025 |
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"” Con un movimento rapido, gli abbassò i calzoncini e i boxer, liberando il suo membro turgido..."
Alessio e Gaia erano sempre stati più che semplici fratelli. Fin da piccoli, il loro legame era speciale, quasi esclusivo, un’intesa che li distingueva dagli altri. Da bambini, adoravano giocare al “dottore”, un gioco innocente che li portava a esplorarsi a vicenda, nudi, lontano dagli occhi curiosi dei genitori. Si nascondevano sotto le coperte o dietro le porte, ridacchiando mentre si esaminavano con la serietà di medici in erba. Con l’arrivo dell’adolescenza, però, quel gioco era svanito, sostituito da una vicinanza più sottile ma altrettanto profonda. Anche se non si toccavano più come allora, il loro rapporto restava unico, fatto di sguardi complici e confidenze sussurrate.Diventati maggiorenni, la dinamica tra loro iniziò a cambiare. Vivevano insieme nella casa di famiglia, spesso lasciati soli dai genitori che partivano per lunghe vacanze. Gaia, 19 anni, alta 1,68, con lunghi capelli rossi che le sfioravano le spalle, aveva un corpo che attirava gli sguardi: una terza abbondante di seno, una pancia piatta, una fighetta curata con un velo di peluria e un culo sodo che sembrava scolpito. Amava indossare vestitini aderenti e intimo sexy: perizomi di pizzo e reggiseni trasparenti che lasciavano poco all’immaginazione. Alessio, 22 anni, 1,80 di altezza, magro ma definito, con capelli castano chiaro e un torace peloso, non era da meno. In erezione, il suo pisello raggiungeva i 19 cm, un dettaglio che Gaia aveva notato più volte quando lo vedeva girare per casa in boxer.
La convivenza da adulti aveva portato a un riavvicinamento fisico che nessuno dei due sembrava voler fermare. Scherzavano continuamente: Alessio le palpava il culo o le dava uno schiaffetto scherzoso, e Gaia rispondeva tirandogli giù i pantaloni o colpendolo a sua volta. Era un gioco, o almeno così dicevano a se stessi, ma ogni contatto lasciava una scia di tensione nell’aria.
Una sera d’estate, dopo una grigliata con amici, la situazione prese una piega inaspettata. Era notte fonda, i piatti e le bottiglie vuote erano sparsi in cucina, e i due fratelli, un po’ ubriachi, stavano sistemando. Ridendo e punzecchiandosi come al solito, passarono accanto alla piscina in giardino. Alessio, con un ghigno, diede una spinta a Gaia, che finì in acqua con un urlo sorpreso. Lui scoppiò a ridere, ma la risata gli morì in gola quando la sorella emerse, fradicia. Il vestitino leggero che indossava, ora trasparente, aderiva al suo corpo come una seconda pelle, mettendo in risalto ogni curva. Senza reggiseno, i suoi capezzoli spiccavano sotto il tessuto bagnato, e Alessio sentì un’erezione immediata e vistosa nei suoi calzoncini sportivi.
Gaia lo notò subito. “Sei un porco,” lo insultò, ma i suoi occhi restarono fissi sul rigonfiamento nei pantaloni del fratello. Alessio, ancora brillo, buttò lì una battuta: “Se vuoi, possiamo giocare al dottore come quando eravamo piccoli.”
Lei, tutta bagnata, lo mandò a fanculo e rientrò in casa. Alessio, dopo aver chiuso tutto, si lasciò cadere sul divano, accendendo una canna per rilassarsi. Pochi minuti dopo, Gaia tornò, con una maglietta larga che le arrivava appena sopra le cosce. Si sedette accanto a lui, e quando si sporse per chiedergli la canna, Alessio notò che non indossava il reggiseno: i suoi seni si intravvedevano sotto la scollatura. Lei gli diede un bacio leggero sulla guancia, poi, con un sorrisetto, sussurrò:
“Ti voglio bene, sai? E giocherei volentieri al dottore.”
Quelle parole colpirono Alessio come un fulmine. Il cuore gli batteva forte mentre si voltava verso di lei.
“Dici sul serio?” chiese, la voce rauca.
Gaia si morse il labbro, un gesto che faceva sempre quando era nervosa o eccitata.
“Siamo sempre stati diversi, no? Più uniti di chiunque altro. E ultimamente... sento qualcosa di più. Tu no?”
Alessio annuì lentamente. Lo sentiva eccome, ma non aveva mai osato dirlo. “Sì, ma... è una follia, Gaia. Siamo fratelli.”
Lei posò una mano sulla sua coscia, il tocco caldo e deciso. “Lo so. Ma non possiamo negare quello che proviamo. Magari solo per una volta, per capire.”
La mente di Alessio era un turbine di emozioni. Sapeva che era sbagliato, ma il desiderio che provava per lei era più forte di qualsiasi regola. “Ok,” disse infine. “Ma andiamo piano. E se uno di noi vuole fermarsi, ci fermiamo.”
“Affare fatto,” rispose Gaia, un lampo di eccitazione negli occhi.
Si alzarono dal divano, l’aria carica di attesa. “Da dove cominciamo?” chiese Alessio, cercando di alleggerire la tensione.
Gaia si avvicinò, posandogli le mani sul petto. “Beh, uno fa il dottore e l’altro il paziente. Io sono il dottore per prima.”
Alessio sorrise. “Va bene, Dottoressa Gaia. Che cos’ho che non va?”
Lei finse di riflettere, palpandogli il torace. “Il tuo cuore batte forte. Devo controllare meglio.” Le sue mani scesero sull’addome, sfiorandolo con una delicatezza che lo fece rabbrividire. “Togliti la maglietta,” ordinò.
Lui obbedì, gettandola via. Gaia lo osservò, passando le dita tra i peli del suo petto. “Sei peloso,” commentò con un sorriso.
“Mi piace.”
Poi lo fece sdraiare sul divano e si inginocchiò accanto a lui, premendo le mani sul suo stomaco. “Ti fa male qui?” chiese, scendendo verso i calzoncini.
“No,” rispose lui, il respiro corto mentre sentiva crescere l’eccitazione.
Le dita di Gaia si insinuarono sotto l’elastico, sfiorando la sua erezione. Alessio trasalì. “Ho trovato il problema,” disse lei, sorridendo. “Soffri di un’eccitazione acuta.”
“E la cura, Dottoressa?” chiese lui, la voce tesa.
Lei si chinò, sussurrandogli all’orecchio: “Devo alleviare la pressione.” Con un movimento rapido, gli abbassò i calzoncini e i boxer, liberando il suo membro turgido. Lo prese in mano, accarezzandolo lentamente.
Alessio gemette, sopraffatto dal piacere. “Gaia...” mormorò, ma lei lo zittì con un “Shh, lascia fare al dottore.”
La stretta di Gaia si fece più decisa, ma ancora morbida, mentre la sua mano scivolava ritmicamente lungo l’asta pulsante. Alessio chiuse gli occhi, abbandonandosi al piacere che aumentava a ogni movimento. Le labbra socchiuse, il respiro affannoso, sapeva che non sarebbe durato a lungo. Poi sentì qualcosa di caldo e umido. Gaia gli stava leccando la punta del cazzo, avvinghiandoci sopra la lingua con tocchi leggeri. Lui gemette di nuovo, stavolta più forte, e la vide sorridere soddisfatta.
“Allora, come sta andando questa cura?” chiese Gaia con uno sguardo malizioso, prima di prendere in bocca il glande e succhiarlo delicatamente.
“Benissimo,” ansimò Alessio. “Non fermarti.”
Lei aumentò il ritmo, le labbra che scivolavano su e giù, ora con più desiderio. Alessio sentì l’orgasmo montare, incontrollabile, e quando lei accelerò il movimento mentre lo succhiava, venne con delle fitte di piacere devastanti. Gaia non si fermò finché non fu certo che aveva finito, ingoiando ogni stilla e pulendolo con la lingua veloce.
Per un attimo rimasero in silenzio, i respiri spezzati che riempivano la stanza. Poi Alessio tirò su Gaia per un braccio, facendola sedere a cavalcioni su di lui. La maglietta le era risalita sui fianchi e il suo intimo leggero si intravedeva.
Alessio sorrise: “Adesso tocca a me giocare al dottore.”
Gaia rise piano, gettando indietro i capelli. “Vediamo se sei bravo quanto me.” Alessio passò le mani lungo i suoi fianchi, scivolando sotto il bordo della maglietta per sollevarla lentamente. Lei lo lasciò fare, alzando le braccia e restando nuda sopra di lui, con i capezzoli ancora umidi e duri che sembravano sfidarlo. In silenzio la fece stendere sul divano, appoggiandosi per un attimo su di lei e baciandole il collo con tenerezza.
“Non sapevo che il dottore desse anche baci,” lo prese in giro Gaia, tirando un piccolo sospiro quando lui passò la bocca sui seni, succhiandole i capezzoli uno a uno. Alessio le slacciò con abilità il perizoma scarlatto, esponendo la sua figa completamente depilata.
"Che bel vedere," sussurrò, lasciando che le parole vibrassero tra di loro. Appoggiò una mano decisa al monte di Venere, sfregandola con lentezza meticolosa.
Gaia si inarcò sotto il suo tocco, con un ansimo strozzato. "Non si vede che è la tua prima volta da dottore!"
Alessio sorrise, muovendo due dita tutt'intorno alla sua apertura e poi dentro di lei, sentendola bagnata e calda. Gaia gemette profondamente, scuotendo i fianchi in cerca di più contatto. "Sarò anche un principiante," disse Alessio, aumentano il ritmo, "ma mi sembra che tu risponda bene alle cure." Le sue dita lavoravano esperte ora, veloci e precise, mentre il pollice premeva sul clitoride turgido e lo sfregava con movimenti circolari. Sapeva che Gaia era vicina e non rallentò, martellando con forza sempre più intensa dentro di lei. Gaia strinse il divano, la testa che si piegava all’indietro mentre veniva con un grido sommesso, i muscoli che si contraevano attorno alle sue dita.
Gaia restò immobile per qualche istante, annaspando a occhi chiusi. Poi sollevò Alessio per le spalle, tirandolo sopra di lei e baciandolo con passione. Le labbra si scontrarono in un bacio vorace, il fiato che si mischiava pesante. Gaia si aggrappò forte a lui, godendo del suo peso sopra di sé e sentendo di nuovo la sua erezione crescere tra le cosce.
"Ti vedo ancora un po’ malaticcio, vuoi la medicina?" chiese lei, accarezzandogli il torace e spingendolo dentro il suo caldo umido. Alessio gemette forte, entrando fino in fondo con una spinta unica e decisa.
"Ora sì," ansimò, cominciando a muoversi sopra di lei con un ritmo più lento ma profondo. Gaia avvolse le gambe attorno alla sua schiena, seguendo i suoi colpi con movimenti del bacino che facevano impazzire entrambi di piacere.
"Siamo pazzi," sospirò Gaia, stringendolo ancora più forte mentre accelerava le spinte.
"Lo so," rispose lui senza fermarsi. "Ma non voglio smettere." Il divano cigolava sotto il loro peso e i rumori dei corpi bagnati riempivano la stanza insieme ai gemiti smorzati. Alessio scivolava dentro e fuori sempre più veloce, sentendo che nessuno dei due sarebbe durato a lungo.
"Dai, vieni," incitò Gaia, stringendo l'abbraccio delle gambe sui suoi fianchi mentre iniziava a tremare. Alessio la penetrò ancora più forte, spingendo fino in fondo e affondando il viso nel suo collo per soffocare un grido. Entrambi raggiunsero l'orgasmo insieme, colti da spasmi violenti che sembravano non finire mai. Restarono avvinghiati sul divano, i corpi sudati e sfiniti, respirando all’unisono. Infine, Alessio rotolò di lato e strinse Gaia contro di sé, baciandole la fronte.
“Non ci credo che l’abbiamo fatto davvero,” disse Gaia, ridendo ancora incredula. Guarda il disastro,” aggiunse, indicando lo stato del soggiorno e di loro stessi.
Alessio rise con lei, sollevato. “È successo. Come ti senti?”
Gaia si girò su un lato a guardarlo negli occhi. “Spaventata ma... bene.” Si sporse per baciarlo sulle labbra, piano e senza fretta. “E tu? È quello che immaginavi?”
“La verità?” Alessio la tirò a sé, appoggiando il mento sui suoi capelli arruffati. “Meglio di qualsiasi fantasia.”
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Sono stato contattato da un utente che desidera rimanere anonimo di questo portale tramite Tele-gram. Affascinato dai miei racconti mi ha chiesto di raccontare con le mie parole la sua storia. Mi ha fornito un breve racconto sul rapporto tra lui e sua sorella. All’epoca avevano vent’anni; oggi, a distanza di vent’anni, i ricordi sono ancora vividi, e non solo quelli. Il loro legame, intimo e complesso, è intriso di emozioni profonde. Nonostante il tempo, quel passato continua a influenzare il suo presente, lasciando tracce indelebili nella sua vita e nei miei pensieri. Ogni dettaglio di allora rimane nitido, carico di un significato che non svanisce.
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Eccoci qua: tocca a voi decidere se sono un genio incompreso o solo un tizio che si illude di saper scrivere. Dai, un votino non me lo potete negare, non siate tirchi! E se vi va, buttate lì un commento: anche uno di quelli che strappa una risata, che male non fa.
Scrivo queste storie perché mi piace farvi viaggiare con la fantasia, ma, lo ammetto, anche per mettermi un po’ in vetrina. Sono tipo un venditore di sogni proibiti, di quelli che piazzano la bancarella all’angolo della strada. E sì, ho un debole per le donne, non lo nego, ma non ho un “tipo” fisso. Mi piace variare, sperimentare, buttarmi nel caos delle possibilità.
Se vi va di entrare nel mio club di fan (o meglio, di complici), fatevi avanti. Chissà, magari insieme possiamo inventare , o vivere, ancora meglio, una storia ancora più folle. Io sono un maestro della pubblicità subliminale, mi vendo tra le righe, ma il modo migliore per capirmi è conoscermi di persona. Poi si vedrà dove ci porta la corrente!
Potete contattarmi qui su A69 o su Te. le. gr. am, stesso nick: giorgal73. Proposte, idee, commenti, o magari un invito a una serata o un club per scrivere insieme il prossimo capitolo – sono tutto orecchi. P.S.: se preferite la vecchia cara email, parte con giorgal73, poi la chiocciolina, e chiude con gmail.com. Facile, no?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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